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126 xii - demofoonte


Dircea.   Deh! per quei primi

fortunati momenti in cui ti piacqui...
Timante. Taci, Dircea.
Dircea.   Per que’ soavi nodi...
Timante. Ma taci, per pietá! Tu mi trafiggi
l’anima, e non lo sai.
Dircea.   Giá che sí poco
curi la sposa, almen ti muova il figlio.
Guardalo: è quell’istesso
che altre volte ti mosse;
guardalo: è sangue tuo.
Timante.   Cosí nol fosse!
Dircea. Ma in che peccò? perché lo sdegni? a lui
perché nieghi uno sguardo? Osserva, osserva
le pargolette palme
come solleva a te: quanto vuol dirti
con quel riso innocente!
Timante.   Ah! se sapessi,
infelice bambin, quel che saprai
per tua vergogna un giorno,
lieto cosí non mi verresti intorno.
          Misero pargoletto,
     il tuo destin non sai.
     Ah! non gli dite mai
     qual era il genitor.
          Come in un punto, oh Dio,
     tutto cambiò d’aspetto!
     voi foste il mio diletto,
     voi siete il mio terror. (parte)