Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta. |
atto terzo | 123 |
Questo è piú che stupor. Perché ti copri
di pallor sí funesto?
Timante. (Onnipotenti dèi, che colpo è questo!)
Matusio. Narrami adesso almeno
le tue felicitá.
Timante. Matusio, ah! parti.
Matusio. Ma che t’affligge? Una germana acquisti,
ed è questa per te cagion di duolo?
Timante. Lasciami per pietá! lasciami solo! (si getta a sedere)
Matusio. Quanto le menti umane
son mai varie fra lor! Lo stesso evento
a chi reca diletto, a chi tormento.
Ah! che né mal verace,
né vero ben si dá:
prendono qualitá
da’ nostri affetti.
Secondo in guerra o in pace
trovano il nostro cor,
cambiano di color
tutti gli oggetti. (parte)
SCENA IV
Timante solo.
mi ruina sul cor! Qual nero aspetto
prende la sorte mia! Tante sventure
comprendo alfin. Perseguitava il cielo
un vietato imeneo. Le chiome in fronte
mi sento sollevar. Suocero e padre
m’è dunque il re? figlio e nipote Olinto?
Dircea moglie e germana? Ah, qual funesta
confusion d’opposti nomi è questa!