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118 xii - demofoonte


Timante.   A poco a poco,

Cherinto, per pietá! Troppe son queste,
troppe gioie in un punto. Io verrei meno
giá di piacer, se ti credessi a pieno.
Cherinto. Non dubitar, Timante.
Timante.   E come il padre
cambiò pensier? Quando partí dal tempio,
me con Dircea voleva estinto.
Cherinto.   Il disse,
e l’eseguía; che inutilmente ognuno
s’affannò per placarlo. Io cominciavo,
principe, a disperar, quando comparve
Creusa in tuo soccorso.
Timante.   In mio soccorso
Creusa, che oltraggiai?
Cherinto.   Creusa. Ah! tutti
di quell’anima bella
tu non conosci i pregi. E che non disse,
che non fe’ per salvarti? I merti tuoi
come ingrandí! Come scemò l’orrore
del fallo tuo! Per quante strade e quante
il cor gli ricercò! Parlar per voi
fece l’utile, il giusto,
la gloria, la pietá. Se stessa offesa
gli propose in esempio,
e lo fece arrossir. Quand’io m’avvidi
che il genitor giá vacillava, allora
volo (il ciel m’inspirò), cerco Dircea:
con Olinto la trovo. Entrambi appresso
frettoloso mi traggo; e al regio ciglio
presento in quello stato e madre e figlio.
Questo tenero assalto
terminò la vittoria. O sia che l’ira
per soverchio avvampar fosse giá stanca,
o che allor tutte in lui
le sue ragioni esercitasse il sangue,