violenti premure
che voglion dir? L’ami tu forse?
Timante. Invano
farei studio a celarlo.
Demofoonte. Ah! questa è dunque
delle freddezze tue verso Creusa
la nascosta sorgente. E che pretendi
da questo amor? che per tua sposa forse
una vassalla io ti conceda? o pensi
che un imeneo nascosto... Ah! se potessi
immaginarmi sol...
Timante. Qual dubbio mai
ti cade in mente! A tutti i numi il giuro,
non sposerò Dircea; nol bramo: io chiedo
che viva solo. E, se pur vuoi che mora,
morrá, non lusingarti, il figlio ancora.
Demofoonte. (Per vincerlo, si ceda.) E ben, tu ’l vuoi:
vivrá la tua diletta;
la dono a te.
Timante. Mio caro padre...
(vuol baciargli la mano)
Demofoonte. Aspetta.
Merita la paterna
condescendenza una mercé.
Timante. La vita,
il sangue mio...
Demofoonte. No, caro figlio: io bramo
meno da te. Nella real Creusa
rispetta la mia scelta. A queste nozze
non ti mostrar sí avverso.
Timante. Oh Dio!
Demofoonte. Lo veggo,
ti costan pena: or questa pena accresca
merito all’ubbidienza. Ebb’io pietade
della tua debolezza: abbi tu cura
dell’onor mio. Che si diria, Timante,