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varianti 83
Mirteo.   Lo veggo; e intanto

che deggio far?
Sibari.   Dissimular lo sdegno,
accertar la vendetta. Un vile acciaro
basta a compirla, e tuo rossor saria,
s’ei per tua man cadesse.
Mirteo.   Ardo di sdegno:
non soffre l’ira mia freno o ritegno.
          In braccio a mille furie
     sento che l’alma freme;
     sento che, unite insieme
     con le passate ingiurie,
     tormentano il mio cor.
          Quella l’amor sprezzato
     dentro il pensier mi desta,
     e mi rammenta questa
     l’invendicato onor. (parte)


SCENA V [III]

Sibari solo.

. . . . . . . . . . . . . . . . . . 

necessario si rende ogni altro eccesso.
          Quando un fallo è strada al regno,
     non produce alcun rossore:
     son del trono allo splendore
     nomi vani onore e fé.
          Se accoppiar l’incauto ingegno
     la virtú spera all’errore,
     non adempie alcun disegno,
     non è giusto, e reo non è. (parte)


SCENA VI [IV]

Semiramide, poi Mirteo.

Semiramide. Nol voglio udir: da questa reggia Ircano

. . . . . . . . . . . . . . . . . . 
ogni ragione all’imeneo contese.