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varianti 75
Tamiri.   (Quant’è importuno!) Ingiusto

è il tuo timore.
Mirteo.   Oh Dio!
Cosí avvezzo son io
invano a sospirar, che sempre temo.
sempre m’agita il petto...
Tamiri. Mirteo, cangia favella o cangia affetto.
. . . . . . . . . . . . . . . . . . 
mi rimproveri ognor ch’io sono ingrata.
Mirteo. Tiranna! E qual tormento
ti reco mai, se, timido e modesto,
di palesarti appena
ardisco il mio martír? Sola a sdegnarti
tu sei fra tante e tante
al sospirar d’un rispettoso amante.
          Fiumicel, che s’ode appena
     mormorar fra l’erbe e i fiori,
     mai turbar non sa l’arena,
     e alle ninfe ed ai pastori
     bell’oggetto è di piacer.
          Venticel, che appena scuote
     picciol mirto o basso alloro,
     mai non desta la tempesta;
     ma cagione è di ristoro
     allo stanco passeggier. (parte)


SCENA X

Tamiri, poi Semiramide.

Tamiri. E qual sul mio nemico

ragione ha Nino? Io chiederò... Ma viene.
Signor, perché si tiene
prigioniero Scitalce?
Semiramide.   A tuo riguardo
voglio che a’ piedi tuoi, supplice, umile,
ti chieda quell’altero
e perdono e pietá.
Tamiri.   Gran pena invero!
Eh! non basta al mio sdegno. Io vo’ che il petto