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varianti 73
Ircano.   Come?

Sibari.   Al tuo cenno
su l’Eufrate non hai
navi, seguaci ed armi?
Ircano.   E ben, che giova?

. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 
Ircano. momenti verrò: vanne e m’attendi.

Sibari.   Vieni, ché poi sereno
     alla tua bella in seno
     ti troverá l’aurora,
     quando riporta il dí.
          Farai d’invidia allora
     impallidir gli amanti,
     e senza affanni e pianti
     tu goderai cosí. (parte)


SCENA VIII

Ircano. Oh, qual rossore avranno,

se m’arride il destino,

. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 
Ircano. Hai difensor piú degno: ecco Mirteo.

Tamiri. Prence, che rechi? È vinto (a Mirteo)
Scitalce ancor?
Mirteo.   Si vincerá, se basta
esporre a tua difesa il sangue mio.
Tamiri. Il tuo pronto desio
avrá premio da me.
Ircano.   Degno d’affetto
veramente è Mirteo; rozzo in amore
non è, come son io: ne sa gli arcani.
È sprezzato e nol cura;
è offeso e non s’adira:
con legge e con misura
or piange ed or sospira;
e pure alla sua fede
un’ombra di speranza è gran mercede.
Mirteo. Nol niego.