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66 vi - semiramide
Scitalce.   Ma qui si tratta

del mio riposo, e compatir tu déi
se, bramoso di quello,
io turbo la tua pace.
Semiramide. Lo so, di te favello.
Scitalce.   (E pur le spiace!)
  (in atto di ritornare al suo luogo)
Tamiri. Senti, Scitalce: alfin da’ labbri tuoi
quando fía che s’intenda
quel che nascondi in seno?
Scitalce.   In seno ascondo
un incendio per te. Da tue pupille
escono a mille a mille
ad impiagarmi i dardi:
mancherá, se piú tardi
a temprare il mio foco,
ésca alla fiamma, alle ferite il loco.
Semiramide. (Perfido!)
Scitalce.   (Si tormenti.)
Tamiri.   Io non intendo, ecc.


SCENA XII [XI]

Semiramide e Tamiri.

Tamiri. Udisti il prence? Egli è diverso assai

da quel che lo figuri.
Semiramide.   Io lo previdi
che poteva ingannarti. Ah, tu non sai
quanto a fingere è avvezzo! A suo piacere
con fallaci maniere ad ora ad ora
s’accende e si scolora; il pianto, il riso
sa richiamar sul viso allor che vuole,
né son figlie del cor le sue parole.
Tamiri. Pur non sembra cosí, ecc.