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varianti 65
Scitalce. (Questo di piú! L’ingrata

vegga ch’io non la curo.) Ah! se tu vuoi,

. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 
Scitalce.   Oh Dio!

Temo lo sdegno tuo.
Semiramide.   Del mio perdono
non dubitar: spiégati pur.
Scitalce.   Vorrei
pietosa a’ miei martiri,
mercé del tuo favor, render Tamiri.
Semiramide. (Oh smania! Oh gelosia!)
Scitalce. Ella è la fiamma mia,
adoro il suo sembiante...
Semiramide. Non piú. (Fingiam.) Ti compatisco amante.
Parlerò con Tamiri, e la tua brama,
piú che non credi, a favorir m’appresto.
Scitalce. Ecco appunto Tamiri: il tempo è questo.
Semiramide. (Importuno ritorno!) Odimi: intanto
ch’io le parlo di te, colá dimora.
Scitalce. Vado. (Si turba.) (si ritira in un lato della scena)
Semiramide.   (Ed io resisto ancora?)


SCENA XI [X]

Tamiri e detti.

Tamiri. Perdonami, s’io torno

impaziente a te. Quali predici
. . . . . . . . . . . . . . . . . . 
Semiramide.   Per ora
piú non cercar. Ti basti (piano a Tamiri)

. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 
Scitalce. (E pure impallidisce.) (torna al suo luogo)

Tamiri.   A lui si chieda
perché si fa rivale
d’Ircano e di Mirteo.
Semiramide. (piano a Tamiri)  Férmati, e seco
non ragionar, se la tua pace brami.

. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .