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52 vi - semiramide
perfido amico? È ver, mi finsi Idreno;

è ver, la tua germana
lá del Nilo alle sponde
rapii, trafissi e la gittai nell’onde.
Mirteo. Empio! inumano!
Scitalce. (cava il foglio)  In questo foglio vedi
s’ella fu, s’io son reo.
Sibari lo vergò: leggi, Mirteo. (lo dá a Mirteo)
Sibari. (Tremo.)
Semiramide.   (Che foglio è quello?)
Mirteo.   (legge) «Amico Idreno,
ad altro amante in seno
Semiramide tua porti tu stesso.
L’insidia è al Nilo appresso. Ella, che brama
solo esporti al periglio
di doverla rapir, ti finge amore:
fugge con te, ma col disegno infame
di privarti di vita,
e poi trovarsi unita
a quello a cui la stringe il genio antico.
Vivi. Ha di te pietá Sibari amico».
Semiramide. (Stelle, che inganno orrendo!)
Mirteo. Sibari, io non t’intendo. In questo foglio
sei di Scitalce amico; e pur poc’anzi
da me, lo sai, tu lo volevi oppresso.
Come amico e nemico
di Scitalce esser può Sibari istesso?
Sibari. Allor... (Mi perdo.) Io non credea... Parlai...
Mirteo. Perfido, ti confondi! Ah! Nino, è questi
un traditor: da’ labbri suoi si tragga
a forza il ver.
Semiramide.   (Se qui a parlar l’astringo,
al popolo ei mi scopre.) In chiuso loco
costui si porti; e sará mia la cura
che tutto ei sveli.
Sibari.   A che portarmi altrove?
Qui parlerò.