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50 vi - semiramide
ecco con qual mercé

poi si premia la fé di chi l’adora:
diviene infida, e ne fa pompa ancora.
               Sentirsi dire
          dal caro bene:
          — Ho cinto il core
          d’altre catene: —
          quest’è un martíre,
          quest’è un dolore,
          che un’alma fida
          soffrir non può.
               Se la mia fede
          cosí l’affanna,
          perché, tiranna,
          m’innamorò? (parte)


SCENA IX

Anfiteatro con cancelli chiusi da’ lati, e trono da una parte.

Semiramide con guardie e popolo, Sibari ed Ircano.

Ircano. A forza io passerò; vuo’ del cimento

trovarmi a parte anch’io.
Semiramide.   Così partisti?
Qual mai ragion sopra una man pretendi,
che ricusasti?
Ircano.   Io ricusai la morte:
avvelenato il nappo
Sibari avea. Fu suo consiglio ancora
la tentata rapina. Egli è l’autore
d’ogni mio fallo.
Sibari.   Ah, mentitor!
Ircano.   Sugli occhi
del tuo re questo acciar... (in atto di ferirlo)