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40 vi - semiramide
io tutta umile, egli di sdegno acceso;

la colpevole io sembro, ed ei l’offeso.
Scitalce. No, no, la colpa è mia; pur troppo sento
rimorso al cor; ma sai di che? D’un colpo
che lieve fu, né vendicommi allora.
Semiramide. Barbaro, non dolerti: hai tempo ancora.
Eccoti il ferro mio: da te non cerco
difendermi, o crudel. Sáziati, impiaga,
passami il cor: giá la tua mano apprese
del ferirmi le vie. Mira: son queste
l'orme del tuo furor.
Scitalce.   (Se piú l’ascolto,
mi scordo i torti miei.)
Semiramide.   Ti volgi altrove?
Riconoscile, ingrato, e poi mi svena.
Scitalce. Va’, non ti credo.
Semiramide.   Oh crudeltade!
Scitalce.   Oh pena!
Semiramide.   Crudel! morir mi vedi
     e il mio dolor non credi?
     e insulti al mio dolor?
Scitalce.   Empia! mi sei palese,
     e vanti ancor difese?
     e vuoi tradirmi ancor?
Semiramide.   Che crudeltá!
Scitalce.   Che inganno!
A due   Che affanno è quel ch’io sento!

Sei nata per tormento,
Sei nato
barbara, del mio cor.
barbaro,
          Qual astro in ciel splendea

     quel dí che un’alma rea
     seppe inspirarmi amor?