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atto secondo 37
          L’eterne tue querele

     soffribili non sono:
     odiami, ti perdono,
     se amar mi vuoi cosí.
          Co’ pianti dell’aurora
     cominciano i tuoi pianti;
     né son finiti ancora
     quando tramonta il dí. (parte)


SCENA IX

Mirteo, Semiramide e poi Sibari.

Mirteo. Piú sventurato amante

non v’è di me.
Semiramide.   Né giunge ancor? S’affretti
Scitalce. (verso la scena)
Mirteo.   Ah! se sapessi,
signor, quai torti io soffro...
Semiramide.   Un’altra volta
gli ascolterò: parti per ora.
Mirteo.   Oh Dio!
Un solo istante...
Semiramide.   E ben, che fu? Ti spiega,
ma spedisciti.
Mirteo.   Il fasto
dell’ingrata Tamiri...
Sibari. (a Semiramide)  Il prigioniero,
signore, è qui.
Semiramide.   Fa’ che s’appressi.
  (Sibari parte per eseguire il comando)
Mirteo.   Il fasto...
Semiramide. Lasciami solo.
Mirteo.   E udir non vuoi?
Semiramide. (con impazienza)  Non posso.