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354 x - issipile


          Care luci, che regnate

     sugli affetti del mio cor,
     non piangete, — se volete
     ch’io conservi il mio valor.
          Tal pietá se in me destate
     con quel tenero dolor,
     non m’avanza — piú costanza
     per vestirmi di rigor. (parte)

SCENA V

Rodope ed Issipile.

Rodope. Ma troppo, o principessa,

t’abbandoni al dolor. Sempre la sorte
non ti sará severa.
Di Giasone al valor fidati e spera.
Issipile.   Ch’io speri? Ma come?
     Se nacqui alle pene,
     se un’ombra di bene
     non vidi finor?
          Ognor doppio affanno
     mi trovo nel petto:
     v’è quello che provo,
     v’è l’altro che aspetto;
     e al pari del danno
     mi affligge il timor. (parte)

SCENA VI

Rodope ed Eurinome.

Rodope. Io mi perdo in sí grande

numero di sventure.
Eurinome.   Il figlio mio,
Rodope, dove andò?