Learco. Qual è del tuo spavento,
Rodope, la cagion?
Rodope. Quindi non lunge,
stuol di gente straniera al mar conduce
Toante prigioniero. Ah! se ti resta
qualche scintilla in seno
di virtú, di valore, ecco il momento
di farne prova. Ogni delitto antico
puoi cancellar, se vuoi. Puoi del tuo nome
la memoria eternar.
Learco. Gran sorte! E come?
Rodope. Va’, combatti, procura
di liberar Toante. Offri la vita
a pro del tuo monarca. O vinci o mori,
emendi un atto grande
ogni fallo passato,
e mi tolga il rossor d’averti amato.
Learco. Generoso è il consiglio, e per mercede
merita un disinganno. È mio comando
di Toante l’arresto. Alla superba
Issipile ne reca
la novella, se vuoi. Dille che meno
i deboli nemici
s’avvezzi a disprezzar. Basta sí poco
per nuocere ad altrui, che in umil sorte,
che oppresso ancora, ogni nemico è forte.
Dille che in me paventi
un disperato amor.
Dille che si rammenti
quanto mi disprezzò.
E, se per queste offese
mi chiama traditor,
dille che tal mi rese
quando m’innamorò. (parte)