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350 x - issipile


So che nasce con noi

l’amor della virtú. Quando non basta
ad evitar le colpe,
basta almeno a punirle. È un don del cielo,
che diventa castigo
per chi ne abusa. Il piú crudel tormento
c’hanno i malvagi è il conservar nel core,
ancora a lor dispetto,
l’idea del giusto e dell’onesto i semi.
Io ti leggo nell’alma, e so che tremi.
Learco. Questo de’ cori umani
saggio conoscitor traete, amici,
prigioniero alle navi. E tu deponi
quell’inutile acciaro. (a Toante)
Toante. Prendilo, traditor! (getta la spada)
Learco.   Dovresti ormai
quest’orgoglio real porre in obblio.
Toante è il vinto: il vincitor son io.
Toante.   Guardami prima in volto,
     anima vile, e poi
     giudica pur di noi
     il vincitor qual è.
          Tu, libero e disciolto,
     sei di pallor dipinto:
     io, di catene avvinto,
     sento pietá di te. (parte fra i pirati)

SCENA II

Learco e poi Rodope.

Learco. E pur quel regio aspetto,

quel parlar generoso... Eh! non si pensi
che al piacer d’un acquisto
che può farmi felice.
Rodope. (spaventata) Oh Dio! Learco!