Pagina:Metastasio, Pietro – Opere, Vol. II, 1913 – BEIC 1884499.pdf/334

328 x - issipile


i dolci affetti Amore

di questa, a cui commise
il fren de’ miei pensieri.
Eurinome.   Ella l’uccise.
Giasone. Chi?
Eurinome.   La tua sposa.
Issipile.   (Oh Dio!)
Giasone.   Parla, difendi
idol mio, la tua gloria.
Un delitto sí nero
è vero o no?
Issipile.   (Che duro passo!) È vero.
  (prima di rispondere, guarda Eurinome)
Giasone. Come! (abbandona la mano d’Issipile, e resta immobile)
Issipile.   (È forza soffrir.)
Giasone.   Sogno o deliro?
Qual voce il cor m’offese?
Issipile parlò? Giasone intese?
Eurinome. Or s’adempia il tuo voto. Il re tradito
vendica pur, se vuoi.
Giasone.   Vi sono in terra
alme sí ree!
Issipile.   Non condannar per ora,
mio ben, la sposa tua.
Giasone.   Scòstati, fuggi!
Tu mia sposa? Io tuo bene? E chi potrebbe,
della strage paterna ancor fumante,
stringer mai quella destra? Esser mi sembra
complice del tuo fallo,
se l’aure che respiri anch’io respiro;
e mi sento gelar quando ti miro.
Issipile. (Quanto mi costi, o padre!)
Giasone.   Ov’è chi dice
che palesa il sembiante
l’immagine del cor? Creda a costei;
la dolcezza mentita