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314 x - issipile


m’insegnò la pietá. Giurava il labbro

del genitor lo scempio, e in sua difesa
tutti gli dèi sollecitava il core;
e l’ardir del mio volto era timore.
Rodope. Anch’io...
Issipile.   Se tardi, amica,
vana è la cura. Ah! che vicine al porto
son giá le navi, e, se non corri... Oh Dio!
giunge Eurinome.
Rodope.   E come
ha pieno d’ira e di vendetta il ciglio!
Issipile. Suggeritemi, o dèi, qualche consiglio.

SCENA II

Eurinome con séguito di donne vestite a guisa di baccanti, e dette.

Eurinome. Rodope, principessa,

valorose compagne, a queste arene
dalle sponde di Tracia a noi ritorno
fanno i lenni infedeli. A noi s’aspetta
del sesso vilipeso
l’oltraggio vendicar. Tornan gl’ingrati,
ma dopo aver tre volte
viste da noi lontano
le messi rinnovar. Tornano a noi;
ma ci portan sugli occhi
de’ talami furtivi i frutti infami,
e le barbare amiche
dipinte il volto, e, di ferino latte
avvezzate a nutrirsi, adesso altere
della vostra beltá vinta e negletta.
Ah! vendetta, vendetta:
la giurammo; s’adempia. Al gran disegno