Pagina:Metastasio, Pietro – Opere, Vol. II, 1913 – BEIC 1884499.pdf/300

294 ix - demetrio


Alceste.   Tanto non spero.

Olinto. Dunque ti vuol presente
al novello imeneo. Barbaro cenno,
che non devi eseguir.
Alceste.   T’inganni. Io voglio
tutto soffrir. Sará, qualunque sia,
bella, se vien da lei, la sorte mia.
          Quei labbro adorato
     mi è grato, — m’accende,
     se vita mi rende,
     se morte mi dá.
          Non ama da vero
     quell’alma, che, ingrata,
     non serve all’impero
     d’amata — beltá. (parte)

SCENA V

Olinto.

Io lo previdi. Una virtú fallace,

per sopire i tumulti,
simulò Cleonice. Ella pretende
col caro Alceste assicurarsi il trono.
Poco temuto io sono,
che ’l duro fren della paterna cura
questi audaci assicura. Ah! se una volta
scuoto il giogo servil, cangiar d’aspetto
vedrò l’altrui fortuna,
e far saprò mille vendette in una.
          Piú non sembra ardito e fiero
     quel leon, che, prigioniero,
     a soffrir la sua catena
     lungamente s’avvezzò.