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atto primo 263


SCENA XIII

Mitrane e dette, poi Alceste.

Mitrane. Chiede Alceste l’ingresso.

Cleonice.   Oh Dio! Barsene.
Barsene. Or tempo è di costanza.
Cleonice. Va’; non deggio per ora... (a Mitrane)
Mitrane.   Egli s’avanza. (parte)
Cleonice. (Resisti, anima mia!)
Alceste.   Senza riguardi
la mia bella regina
dappresso vagheggiar posso una volta.
Posso dirti che mai
pace non ritrovai da te lontano:
posso dirti che sei
sola de’ pensier miei cura gradita,
il mio ben, la mia gloria e la mia vita.
Cleonice. Deh! non parlar cosí.
Alceste.   Come! Uno sfogo
dell’amor mio verace,
che ti piacque altre volte, oggi ti spiace?
In questa guisa, oh Dio!
l’istessa Cleonice in te ritrovo?
Son io quello che tanto
atteso giunge, e sospirato e pianto?
Cleonice. (Che pena!)
Alceste.   Intendo, intendo:
bastò la lontananza
di poche lune a ricoprir di gelo
di due lustri l’amor.
Cleonice.   Volesse il cielo!
Alceste. «Volesse il ciel»! Qual colpa,
qual demerito è in me? S’io mai t’offesi,
mi ritolga il destin quanto mi diede