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atto primo 249


che vive il real germe,

ed a te non ignoto.
Mitrane.   Il ver mi narri,
o pur fole son queste?
Fenicio. Anche piú ti dirò. Vive in Alceste.
Mitrane. Numi, che ascolto!
Fenicio.   In queste braccia il padre
lo depose fuggendo. Ei mi prescrisse
di nominarlo Alceste. Al sen mi strinse,
e, dividendo i baci
tra il figlio e me, s’intenerí, mi disse:
— Conserva il caro pegno
al genitore, alla vendetta, al regno. —
Mitrane. Or la ragion comprendo
del tuo zelo per lui. Ma per qual fine
celarlo tanto?
Fenicio.   Avventurar non volli
una vita sí cara. Io sparsi ad arte
che Demetrio vivea:
tacqui che fosse Alceste. E questa voce
contro Alessandro a sollevar di Creta
sai che l’armi bastò, sai che ’l tiranno
nella pugna morí. Ma vario effetto
il nome di Demetrio
produce in Siria. Ambiziosi i grandi
niegan fede alla fama, onde bisogna
soccorso esterno a stabilirlo in soglio.
Da’ cretensi l’attendo,
ma invano giungerá. Lontano è Alceste;
non so s’ei viva; e Cleonice intanto
elegge un re.
Mitrane.   Ma Cleonice elegga:
sempre, quando ritorni e che ’l soccorso
abbia di Creta, Alceste
vendicar si potrá.
Fenicio.   Questo non era,