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prendi sí poca cura? Ove t’inoltri
fra’ notturni tumulti? Un traditore
non potresti incontrar? Forse che ad arte
fu desto questo incendio. Il reo si scopra
pria di fidarti.
Adriano. È giá scoperto il reo.
Lo conosco. È Farnaspe. Amor lo spinse
all’atto disperato; in mezzo all’opra
fu còlto da’ custodi; è fra catene:
non v’è piú da temer. (tutto con fretta, partendo)
Sabina. Dunque lo stolto...
Adriano. (Se non trovo Emirena, io nulla ascolto.) (parte)
SCENA XIV
Sabina e poi Emirena.
Che disprezzo crudel! Tutto si soffra.
Seguiamo i passi suoi. (in atto di partire)
Emirena. Soccorso! aita!
Sabina.
Sabina. Eterni dèi!
Mancava ad insultarmi anche costei.
Emirena. Che avvenne, Augusta?
Sabina. E a me lo chiedi? Intendo:
vuoi che de’ tuoi trionfi
t’applaudisca il mio labbro. È vero, è vero,
son que’ begli occhi tuoi
rei di mille ferite. A lor talento
si sconvolgono i regni. Ognun t’adora;
ti cede ogni beltá. Sparta non vanti
la combattuta greca: ostenta ancora
le meraviglie sue l’etá novella;
tu sei l’Elena nostra, e Troia è quella.
(accenna le fiamme)
Emirena. Ah! qual senso nascoso
celano i detti tui?
Sabina. Farnaspe tel dirá. Chiedilo a lui. (parte)