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190 viii - adriano in siria


sicuri a’ vostri lidi:

la Fortuna vi scorga. Amor vi guidi.
Emirena. Pietosa Augusta!
Farnaspe.   Eccelsa donna, e come
render mercé...
Sabina.   Poco desio. Pensate
qualche volta a Sabina; e fra le vostre
felicitá, se pur vi torno in mente,
esiga il mio martíro
dalla vostra pietá qualche sospiro.
          Volga il ciel, felici amanti,
     sempre a voi benigni i rai,
     né provar vi faccia mai
     il destin della mia fé.
          Non invidio il vostro affetto;
     ma vorrei che in qualche petto
     la pietá, ch’io mostro a voi,
     si trovasse ancor per me. (parte)

SCENA VII

Emirena e Farnaspe.

Farnaspe. Ed è ver che sei mia? Ne temo, e quasi

parmi ancor di sognar.
Emirena.   Prence, fuggiamo,
se sognar non vogliamo.
  (s’incamminano verso la strada disegnata da Sabina)
Farnaspe. Ferma! (ad Emirena, arrestandola)
Emirena.   Perché?
Farnaspe.   Non odi
qualche strepito d’armi?
Emirena.   Odo, ma donde
non saprei dir.
Farnaspe.   Da quel cammino istesso
che tener noi dobbiamo.