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atto secondo 189


gli sdegni di Sabina

combattono per noi. La pugna è accesa;
ma non convien precipitar l’impresa.
          Saggio guerriero antico
     mai non ferisce in fretta;
     esamina il nemico,
     il suo vantaggio aspetta,
     e gl’impeti dell’ira
     cauto frenando va.
          Muove la destra e il piede,
     finge, s’avanza e cede,
     fin che il momento arriva
     che vincitor lo fa. (parte)

SCENA VI

Deliziosa, per cui si passa a’ serragli di fiere.

Emirena, e poi Sabina e Farnaspe.

Emirena.   Che fa il mio bene?

     Perché non viene?
     Ogni momento
     mi sembra un dí.
Sabina. Ecco la sposa tua. (a Farnaspe)
Farnaspe.   Bella Emirena!
Emirena. Sei pur tu, caro prence? Il credo appena.
Farnaspe. Alfin, ben mio...
Sabina.   Di tenerezze adesso
tempo non è. Convien salvarsi. È quella
l’opportuna alla fuga,
non frequentata oscura via. L’amico
Lentulo a me la palesò. Non molto
lunge dal primo ingresso
si parte in due. Guida la destra al fiume,
la sinistra alla reggia. A voi conviene
evitar la seconda. Andate, amici,