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atto primo 179


Farnaspe. Come crederla vera? Assai diversa

parlasti, o principessa.
Emirena. Il parlar fu diverso; io fui l’istessa.
Farnaspe. Ma le fredde accoglienze?
Emirena.   Eran timore
d’irritar d’Adriano il cor geloso.
Farnaspe. E da lui che temevi?
Emirena. D’un trionfo il rossor.
Farnaspe.   Se generoso
la mia destra t’offerse?
Emirena. Arte inumana
per leggermi nel cor.
Farnaspe.   Dunque son io?...
Emirena. La mia speme, il mio amor.
Farnaspe.   Dunque tu sei?...
Emirena. La tua sposa costante.
Farnaspe.   E vivi?...
Emirena.   E vivo
fedele al mio Farnaspe. A lui fedele
vivrò sino alla tomba; e dopo ancora
ne porterò nell’alma
l’immagine scolpita,
se rimane agli estinti orma di vita.
Farnaspe. Non piú, cara, non piú. Basta, ti credo.
Detesto i miei sospetti:
te ne chieggo perdon. Barbare stelle!
e pure, ad onta vostra,
misero non son io. Disfido adesso
i tormenti, gli affanni,
le furie de’ tiranni,
la vostra crudeltá. M’ama il mio bene;
il suo labbro mel dice:
in faccia all’ire vostre io son felice. (partendo)
Emirena. Ah! non partir.
Farnaspe.   Conviene
seguir la forza altrui.