Pagina:Metastasio, Pietro – Opere, Vol. II, 1913 – BEIC 1884499.pdf/175


atto primo 169


a Farnaspe la rende, ancorché amante;

e, se tal fiamma obblia,
che ad arte io fomentai, fará ritorno
all’amor di Sabina, il cui sembiante
porto sempre nel cor. Numi, in qual parte
Emirena s’asconde? Eccola. All’arte.
Emirena. Aquilio.
Aquilio.   Ah! principessa: ah! se vedessi
da quai furie agitato
Augusto è contro te! Farnaspe a lui
ti richiese; gli disse
che t’ama, che tu l’ami; e mille in seno
di Cesare ha destate
smanie di gelosia. Freme, minaccia,
giura che in Campidoglio,
se in te non è la prima fiamma estinta,
ei vuol condurti al proprio carro avvinta.
Emirena. Questo è l’eroe del vostro Tebro? Questo
è l’idolo di Roma? A me promise
che al rossor del trionfo
esposta non sarei. Non è fra voi,
dunque, il mancar di fé colpa agli eroi?
Aquilio. Se un violento amore
agita i sensi e la ragione oscura,
Emirena, gli eroi cangiati natura.
Emirena. In trionfo Emirena! In Asia ancora
si sa morir.
Aquilio.   Senza parlar di morte,
v’è riparo miglior. Cesare viene
ad offrirti Farnaspe: egli il tuo core
spera scoprir cosí. Deh! non fidarti
della sua simulata
tranquillitá. Deludi
l’arte con l’arte. Il caro prence accogli
con accorta freddezza. I don ricusa
della sua man. Misura i detti, e vesti