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140 | vii - artaserse |
per man del genitore,
che amicizia non hai, non senti amore.
Artaserse. Parli la Persia e dica
se ad Arbace son grato,
se ho pietá del tuo duol, se t’amo ancora.
Semira. Ben ti credei finora,
lusingata ancor io dal genio antico,
pietoso amante e generoso amico;
ma ti scopre un istante
perfido amico e dispietato amante.
Per quell’affetto,
che l’incatena,
l’ira depone
la tigre armena,
lascia il leone
la crudeltá.
Tu, delle fiere
piú fiero ancora,
alle preghiere
di chi t’adora
spogli il tuo petto
d’ogni pietá. (parte)
SCENA XIV
Artaserse ed Artabano.
Artaserse. Dell’ingrata Semira
i rimproveri udisti?
Artabano. Odi gli sdegni
dell’ingiusta Mandane?
Artaserse. Io son pietoso,
e tiranno mi chiama.
Artabano. Io giusto sono,
e mi chiama crudel.