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108 | vii - artaserse |
forse non vale il mio dolor? Si perda,
purché regni il mio bene e purché viva
Per non esserne priva,
se lo bramassi estinto, empia sarei:
no, del mio voto io non mi pento, o dèi.
Bramar di perdere
per troppo affetto
parte dell’anima
nel caro oggetto,
è il duol piú barbaro
d’ogni dolor.
Pur fra le pene
sarò felice,
se il caro bene
sospira e dice:
Troppo a Semira
fu ingrato Amor. (parte)
SCENA VIII
Reggia.
Mandane, poi Artaserse.
Mandane. Dove fuggo? ove corro? E chi da questa
empia reggia funesta
m’invola per pietá? Chi mi consiglia?
Germana, amante e figlia,
misera! in un istante
perdo i germani, il genitor, l’amante.
Artaserse. Ah! Mandane...
Mandane. Artaserse,
Dario respira? o nel fraterno sangue
cominciasti tu ancora a farti reo?
Artaserse. Io bramo, o principessa,
di serbarmi innocente. Il zelo, oh Dio!