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102 vii - artaserse

SCENA III

Artabano, poi Artaserse e Megabise con guardie.

Artabano. Coraggio! o miei pensieri. Il primo passo
v’obbliga agli altri. Il trattener la mano
sulla metá del colpo
è un farsi reo senza sperarne il frutto.
Tutto si versi, tutto
fino all’ultima stilla il regio sangue.
Né vi sgomenti un vano
stimolo di virtú. Di lode indegno
non è, come altri crede, un grande eccesso.
Contrastar con se stesso,
resistere a’ rimorsi, in mezzo a tanti
oggetti di timor serbarsi invitto,
son virtú necessarie a un gran delitto.
Ecco il principe: all’arte!
Qual’insolite voci!
qual tumulto!... Ah! signor, tu in questo luogo
prima del dí? Chi ti destò nel seno
quell’ira che lampeggia in mezzo al pianto?
Artaserse. Caro Artabano, oh quanto
necessario mi sei! Consiglio, aiuto,
vendetta, fedeltá!
Artabano.  Principe, io tremo
al confuso comando:
spiégati meglio.
Artaserse.  Oh Dio!
Svenato il padre mio
giace colá sulle tradite piume.
Artabano. Come!
Artaserse.  Nol so. Di questa