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340 v - alessandro nell'indie


Cleofide.  (In libertá potessi,
senza scoprirlo, almen dargli un addio!)
Poro. (Potessi all’idol mio
libero favellar!)
Cleofide.  De’ casi miei,
Timagene, hai pietá?
Timagene.  Piú che non credi.
Cleofide. Ah! se Poro mai vedi,
digli dunque per me che non si scordi,
alle sventure in faccia,
la costanza d’un re; ma soffra e taccia.
               Digli ch’io son fedele,
          digli ch’è il mio tesoro,
          che m’ami, ch’io l’adoro,
          che non disperi ancor.
               Digli che la mia stella
          spero placar col pianto,
          che lo consoli intanto
          l’immagine di quella
          che vive nel suo cor. (parte con le guardie)

SCENA X

Poro e Timagene.

Poro. (Tenerezze ingegnose!)
Timagene.  Amico Asbite,
siam pur soli una volta.
Poro.  E con qual fronte
mi chiami amico? Al mio signor prometti
sedur parte de’ greci, e poi l’inganni!
Timagene. Non l’ingannai. Sedotti
gli argiraspidi avea; ma non so dirti
se a caso, se avvertito,
se protetto dal ciel, gli ordini usati
cangiò al campo Alessandro: onde rimase