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294 iv - ezio

SCENA III

Valentiniano, indi Varo.

Valentiniano.  Olá! Varo si chiami.
          (una comparsa esce, e parte per eseguire il comando)
 A questo eccesso
della clemenza mia se il reo non cede,
un momento di vita
piú lasciargli non vuo’.
Varo.  Cesare.
Valentiniano.  Ascolta.
Disponi i tuoi piú fidi
di questo loco in su l’oscuro ingresso;
e se al mio fianco appresso
Ezio non è, s’io non gli son di guida,
quando uscir lo vedrai, fa’ che s’uccida.
Varo. Ubbidirò. Ma sai
qual tumulto destò d’Ezio l’arresto?
Valentiniano.  Tutto m’è noto. A questo
giá Massimo provvede.
Varo.  È ver, ma temo...
Valentiniano.  Eh! taci: adempi il cenno, e fa’ che il colpo
cautamente succeda.
Udisti?
Varo.  Intesi. (parte)
Valentiniano.  Il prigionier qui rieda.
 (alle guardie de’ cancelli)
Tacete, o sdegni miei: l’odio sepolto
resti nel cor, non comparisca in volto.
               Con le procelle in seno
          sembri tranquillo il mar;
          e un zeffiro sereno
          col placido spirar
          finga la calma.