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220 iii - catone in utica


con simulato zelo a palesarti
questa incognita strada. Or dal mio sdegno.
se puoi, t’invola.
Cesare.  Un femminil pensiero
quanto giunge a tentar!
Emilia.  Forse volevi
che insensati gli dèi sempre i tuoi falli
soffrissero cosí? Che sempre il mondo
pianger dovesse in servitú dell’empio
suo barbaro oppressor? Che l’ombra grande
del tradito Pompeo
eternamente invendicata errasse?
Folle! Contro i malvagi,
quando piú gli assicura,
allor le sue vendette il ciel matura.
Cesare. Alfin che chiedi?
Emilia.  Il sangue tuo.
Cesare.  Sí lieve
non è l’impresa.
Emilia.  Or lo vedremo.
Marzia.  (Oh Dio!)
Emilia. Olá! costui svenate. (esce la gente d’Emilia)
Cesare. Prima voi caderete. (cava la spada)
Marzia.  Empi, fermate!
Cesare. (Marzia!)
Emilia.  (Che veggio!)
Marzia.  E di tradir non sente
vergogna Emilia?
Emilia.  E di fuggir con lui
non ha Marzia rossore?
Cesare.  (Oh strani eventi!)
Marzia. Io con Cesare! Menti.
L’ira del padre ad evitar m’insegna
giusto timor.