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atto secondo 203


Marzia.  Ah! no, placate
ormai l’ire ostinate. Assai di pianto
costano i vostri sdegni
alle spose latine. Assai di sangue
costano gli odii vostri all’infelice
popolo di Quirino. Ah, non si veda
su l’amico trafitto
piú incrudelir l’amico! Ah, non trionfi
del germano il germano! Ah, piú non cada
al figlio, che l’uccise, il padre accanto!
Basti alfín tanto sangue e tanto pianto.
Catone. Non basta a lui.
Cesare.  Non basta a me? (a Catone) Se vuoi,
v’è tempo ancor. Pongo in obblio le offese,
le promesse rinnovo,
l’ire depongo, e la tua scelta attendo.
Chiedimi guerra o pace:
soddisfatto sarai.
Catone. Guerra, guerra mi piace.
Cesare.  E guerra avrai.
               Se in campo armato
          vuoi cimentarmi,
          vieni, ché il fato
          fra l’ire e l’armi
          la gran contesa
          deciderá.
               Delle tue lagrime, (a Marzia)
          del tuo dolore
          accusa il barbaro
          tuo genitore;
          il cor di Cesare
          colpa non ha. (parte)