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98 | ii -siroe |
Se il mio paterno amore
sdegna il tuo core altero,
piú giudice severo
che padre a te sarò.
E l’empia fellonia,
che forse volgi in mente,
prima che adulta sia,
nascente opprimerò. (parte)
SCENA II
Siroe e Medarse.
Siroe. E puoi senza arrossirti
fissar, Medarse, in sul mio volto i lumi?
Medarse. Olá! Cosí favella
Siroe al suo re? Sai che de’ giorni tuoi
oggi l’arbitro io sono?
Cerca di meritar la vita in dono.
Siroe. Troppo presto t’avanzi
a parlar da monarca. In su la fronte
la corona paterna ancor non hai;
e, per pentirsi, al padre
rimane ancor di questo giorno assai.
SCENA III
Emira in abito d’uomo, col nome d’Idaspe, e detti.
Emira. Perché di tanto sdegno,
principi, vi accendete?
Ah! cessino una volta
le fraterne contese. In sí bel giorno,
d’amor, di genio eguali
Seleucia vi rivegga e non rivali.