come appunto vuol Lionardo che in tela si dipinga, cioè colla sola imprimitura di colla debole, cosicchè in più luoghi anche per la vecchiezza veggonsi della tela i fili; coi dintorni con gran nettezza disegnati, quali egli far li soleva. L’incarnazione pare appunto di biacca lacca (di quella che tira al carmino quale usar la solea Lionardo) e giallolino: nell’ombra ch’è benissimo sfumata si scorge nero, e un po’ di lacca: nelle ombre più oscure e in un contorno che restò nudo, si scopre chiaro l’inchiostro con lacca; e più chiaro ancora vedesi il cinabro della veste ombrato di lacca semplice, principalmente nelle maniche oscure. Il fondo è una tappezzeria all’uso vinciesco, con intreccio di gruppi di corde o cifre simile a quelle della vignetta che fregia il principio di queste Memorie, e più vi somigliano ancora i fregi messi ad oro degli orli del manto, quali pur veggonsi nel mentovato ritratto lionardesco di Beatrice d’Este. L’artifizio del passaggio dal chiaro all’oscuro per ombre e mezzetinte impercettibili e sfumose; il grandissimo rilievo che ne risulta, sebbene appena velato di colore sia il fondo; l’esatta osservanza de’ lumi riflessi, e anche i colori verde e rosso degli abiti, che Lionardo insegna di prescegliere, e usò egli quasi costantemente, mostrano che sia opera sua o degna d’esserla; come il mostrano la nobiltà, e l’espressione de’ volti e degli at-