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DI LIONARDO DA VINCI. | 119 |
fratelli ai quali lasciò quello che possedeva in Toscana, giacchè in favor loro, come non regnicoli, non avrebbe potuto testare di ciò che in Lombardia, o in Francia aveva, come rileviamo dalla lettera del Melzo medesimo, che più sotto riporteremo; e quanto grato ei fosse alla utile compagnia costantemente fattagli dal suo scolare e domestico Salai, e ai servigj rendutigli dal suo fedel servo de Vilanis.
XXXI. Leggesi su molti scrittori che Lionardo sia morto a Fontanablò, ed abbia spirato l’ultimo fiato nelle braccia del re, il quale ito era a fargli visita in tempo della sua infermità; ma ciò non esser vero argomentasi dall’esser egli morto a Cloux; dal vedere data dalla vicina città d’Amboise la lettera di Francesco Melzo (che diamo appiè di pagina) in cui ragguaglia della di lui morte i fratelli; e dal silenzio del Melzo medesimo, che non avrebbe ommessa sì onorevole circostanza1. Aggiun-
- ↑ Ecco la lettera tratta dall’Archivio de’Sigg. Da Vinci, e pubblicata nella sua Vita fra gli uomini illustri Toscani (Serie de’Ritratti ec. Tom. II. Ser Giuliano e fratelli suoi honorandi. Credo siate certificati della morte di Maestro Lionardo fratello vostro, e mio quanto optimo padre, per la cui morte sarebbe impossibile che io potesse esprimere il dolore che io ho preso, e in mentre che queste mie membra si sosterranno insieme, io possederò una perpetua infelicità, e meritamente perchè sviscerato et ardentissimo amore mi portava giornalmente. È dolto ad ognuno la perdita di tal uomo, quale non è più in podestà della