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sentimenti di religione e della più pura morale. Usava con essi la favella italiana, e colla prediletta sua primogenita Ippolita la lingua francese.

Nominato R. Sindaco di questa città rese segnalati servigi alla sua patria, e ne avrebbe resi dei più importanti ancora se fosse stato favorito dalle circostanze. Chiese per Ceva molte cose, ma nulla si potè ottenere. Espresse il suo giusto cordoglio alla Maestà di Carlo Alberto che fu qui di passaggio e con generose e sentite parole rinfacciò al governo il modo indegno con cui trattavasi una città così nobile, così antica, e così fedele ai principi Sabaudi. Si deve al suo zelo pel ben essere di sua patria il lastrico in pietra da taglio dei lunghi portici della contrada maestra di tanto comodo ed utilità universale.

Sostenne pure per alcuni anni con decoro e con gran vantaggio della gioventù studiosa la carica di delegato della Riforma.

I distinti servigi ed il merito letterario del Marenco furono compensati dal Re Carlo Alberto, magnanimo protettore delle belle arti, colla croce dell’ordine equestre di Savoia; e con R. Patenti 10 giugno 1843 fu nominato consigliere dell’Intendenza generale di Savona.

Dovendo in breve tempo portarsi al destinatogli impiego, lasciò in Ceva la consorte in avanzata gravidanza. Li dieci successivo ottobre successe un fenomeno la di cui fama si sparse per tutto il Piemonte. La famiglia Marenco era già composta di nove ragazzi, quand’ecco la Luigia del Pasco dar alla luce tre bambini in un sol parto, e portar così di botto al numero di dodici la sua prole, il che affrancò la famiglia dal pagamento della taglia. Non vissero è vero questi bambini che ventiquattro ore, ma si ebbe campo a battezzarli, ed a stendere il voluto verbale.

La fece da padrino l’arciprete battezzante, scrittor della presente, e da madrina la nobile dama Marianna Scoffier vedova Pallavicini.