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LXXXVI

vogliono sia stato Diomede, Re di Etolia; si esamina come ciò avvenisse, e se prima tra di loro fussero state unite, e poi divise, onde ebbero il nome di Isole di Tremiti. Che che di ciò sia, loro sono poste nel Mare Adriatico in prospetto di questa Diocesi, e tutte sono cinque, con nome diverso, fertili, ed abbondanti, e la seconda si distingue sopra tutte le altre, ove si vede una fortezza ben rinomata, con un Monastero, di cui appresso, e si resero famose per i due celebri esilj, uno di Giulia Nipote di Augusto, e l’altro di Paolo Varnefrido, detto volgarmente Paolo Diacono, Segretario di Desiderio, ultimo Re de’ Longobardi, e crebbe la loro fama per la dimora, che vi fe’ nel di loro Monistero Desiderio de’ Principi Longobardi, poi Cardinale, e finalmente Papa, sotto nome di Vittore III. e quivi si discute l’origine, e fondazione della Chiesa di Tremiti, e come favoloso, e apocrifo, si ributta il sentimento di coloro, i quali vogliono, che fusse fabbricata da un Romito, e così pure un’istrumento della sua ideale solenne consagrazione, fatta da Almerado, supposto Vescovo di Dragonara nell’anno del Signore 311. e per conseguenza prima di darsi la pace alla Chiesa da Costantino: e qui si parla delle tre indizioni, e loro cominciamento: parimente del cominciamento de’ Monaci in questa Regione, e quanto bisogna per detto effetto, specialmente intorno all’esenzione de1 Monaci dall’autorità de’ Vescori, e cose tutte, che si aggruppano in detto supposto Istrumento: poi delle diverse Religioni, che hanno governato il Monastero di Tremiti, e stato suo presente.

XXII.      Diversi Diplomi de’ tempi de’ Longobardi, e Normanni si leggono in quest’opera, e tralasciamo farne parola, potendosi osservare dagli Eruditi nei proprj luoghi, a riserva del Diploma di Donazione fatta della Città di Gaudia da Tesselgardo, Conte di Larino, ad Alberico Abate di Tremiti; e si mette in chiaro, che l’Istrumento parla di Città a mare, luogo posto nel lido del Mare Adriatico, in Diocesi di Larino, e non già tra gl’Irpini; e quindi si vede, con quanta saviezza incontratosi in esso il chiarissimo Muratori, abbia sospeso darne giudizio.

XXIII.      Siccome qualche cosa diciamo intorno ad un altro Diploma, che riguarda i costumi, e usi di Montecalvo, Castello non ignobile, oggi distrutto, di pertinenza del Monistero de’ Monaci di S. Benedetto, sotto il titolo di S. Elena, posto in questa Diocesi, e fondato da’ Principi Longobardi. Egli, quantunque scritto con latino barbaro di que’ tempi, tiene però il suo pregio; in forma tale, che se avessimo voluto commentarlo, avressimo potuto stenderci molto, e qualche cosa vi notiamo.

XXIV.      Quanto alle sue formalità, il Diploma viene appellato Breve, e se ne fe la sua spiegazione: l’Abate si titola Divina gratia humilis Abbas, e si dichiara, come ciò abbia luogo; come pure si legge farsi una cum Laurentio Protojudice Comitatus Civitatis, Advocato nostro, e si spiega l’officio, che avevano gl’Avvocati de’ Monasteri in que’ tempi.

XXV.      Rispetto al suo contenuto, in esso si rinovano, si spiegano, e si confermano gl’usi, costumi, e consuetudini degli Abitatori, che ebbero principio fin dal cominciamento de’ Normanni. Questi, altri riguardano i Chierici, altri