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spese esborsate e le cure già sostenute possono procurarle sull’impiego dei venti milioni occorrenti al tronco da Brescia a Milano per Treviglio e alla diramazione da Treviglio a Bergamo.
Dare alla Società lombardo-veneta, come reca la voce pubblica, per intiero indennizzo un quinto della rendita brutta della strada di ferro che si facesse da Brescia a Milano per Bergamo e Monza, è darle una miserabilissima cosa.
Intanto la fonte del compenso è affetta da tutti i mali che affliggono l’intiera linea da Brescia a Milano per Bergamo, e derivanti dalla inopportuna di lei posizione e dai molti scapiti della sua costruzione.
Di tutto quello che reca di vantaggio netto il concorso della linea della Società lombardo-veneta, si darebbero ad essa soltanto i due quinti, trattenendosi per sè i tre quinti.
E per ogni altro titolo di compenso, il quinto della rendita brutta del transito naturale della linea, cioè, stando anche ai calcoli di rendita esposti dai fautori di simili proposte, la povera somma di lire 336,000 annue,
per 800,000 lire di perdita sulla minor quantità di capitali impiegati;
per compenso di maggiori spese di amministrazione, di direzione, di veicoli di trasporto in ragione della minor lunghezza della strada e del minor transito;
per ogni indennizzo di diminuzione di concorso e di confluenze.
Di quale natura, di qual misura sarebbe alla fine questo compenso non occorre di più per dimostrarlo.
L’ultimo risultato sarebbe questo:
Rovinar l’opera di una strada di ferro da Venezia a Milano.
Recare un grave danno alla pubblica prosperità.
Rovinare la Società lombardo-veneta.