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ad ottenersi fissando il prisma e la carta, e variando, in ragione delle successive posizioni che il sole occupa sull’orizzonte, l’indicazione dello specchio con due movimenti normali di vite, o meglio ancora, adoperando una di quelle macchine, dette eliostati, le quali imprimono al riflettore una rotazione contemporanea e contraria alla rivoluzion diurna del globo terrestre, in guisa che il raggio solare viene costantemente ripercosso nella medesima direzione.

Disegnati sulla carta i contorni dello spettro e delle sette sue divisioni, s’abbandoni l’esperienza a se medesima, intercettando di tratto in tratto i raggi per osservare i cambiamenti che ognun d’essi produce sul cloruro d’argento. A poco a poco si vedrà sparire il bianco nello spazio che corre dal violaceo al giallo ed assumere la solita tinta bruna; laddove il rimanente conserverà immacolato il suo natural candore. Dopo mezzora circa l’effetto progressivo sarà compiuto, e quindi inutile ogni ulteriore esposizione. Allora, rimosso il raggio solare, si esamini attentamente il foglio al lume di una candela in tutta quella parte disegnata a contorni e dianzi occupata dallo spettro: l’ultimo limite ove batteva il violaceo sarà nerissimo; di colà il color fosco s’andrà gradatamente sfumando negli spazj corrispondenti al violaceo, all’indaco, al turchino, al verde, sino all’origine dello spazio precedentemente illuminato dal giallo ove la sfumatura diverrà al tutto insensibile. Quanto alle zone ove percoteva il giallo l’aranciato e il rosso, non vi si scorgerà nessun indizio visibile d’annerimento: queste tre specie di raggi non esercitano dunque nessuna influenza sensibile sul cloruro d’argento; gli altri hanno un azione più o meno energica, ma non già propor-