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line di mercurio. Ma quantunque le bruniture si mostrino scure e fosche, deve però esservi un cotal punto di vista ove esse appariranno necessariamente assai più splendide del resto. E veramente, l’oscurità delle superficie terse e levigate procede dalla loro facoltà di riflettere in una sola direzione, e fuori della via ordinaria, quella stessa quantità di luce, che, nel caso delle superficie scabre e chiare, viene sparpagliata in ogni senso, e che arriva pertanto, in qualunque posizione, all’occhio dell’osservatore: quindi ponendosi nella direzione de’ raggi, ripercossi tutti in un fascio, dalle prime superficie, l’occhio dovrà ricevere una porzione di luce maggiore di quella che mandano le seconde. Ora questa inversione, facilissima a verificarsi sulle cose d’argenteria che presentano tratti lucidi in campo bianchito, succede anche nei disegni del Dagherre guardati sotto una certa obbliquità, ove i lumi sembrano foschi, e le ombre risplendono di una viva luce.

Si è notato che certe minute particolarità di questi disegni fotografici, visibilissime per gli uomini, appajono spesso poco distinte alle Signore: ciò deriva evidentemente dal vestiario femminile, il quale essendo per lo più composto di stoffe chiare, si riverbera sugli specchietti che formano le ombre, e rende meno spiccante l’effetto de’ lumi: e però la miglior maniera di contemplare le produzioni del Dagherrotipo consisterebbe a disporle in guisa, che le sue parti lucide ripercotessero all’occhio dell’osservatore l’immagine di una superficie fosca, o nera: e l’esperienza ha pienamente confermata la verità di questa deduzione, fondata sulla costituzione specolare delle ombre dagherriane.

Conchiudiamo che le osservazioni microscopiche, l’analogia esistente tra i composti del cloro e dell’iodio, l’azion


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