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primi avversarii; Kant è stato chiamato da Mendelssohn il grande distruttore: ed anche oggi l’ortodossia lo combatte come il padre del subbiettivismo e dello scetticismo. Ora senza dubbio vi è nel suo pensiero questo aspetto: non si crea e non si rinnova senza distruggere. Ma l’opera sua se noi la consideriamo nel suo complesso, nel suo spirito, è stata essenzialmente opera di ricostruttore e di rinnovatore. Essa si accentra intorno ad una metafisica idealistica che è da lui naturalmente considerata, in accordo con i suoi principii, come una fede personale e perciò traspare dalla sua critica soltanto come un complemento od un presupposto: ma senza questo presupposto non è possibile comprendere nemmeno la critica. Sotto questo rispetto egli è veramente il più grande rinnovatore del platonismo nell’età moderna, il più grande filosofo della civiltà occidentale e cristiana. La sua critica è un poderoso strumento che è stato utilizzato anche dallo scetticismo: ma in realtà è diretto solo contro le rappresentazioni superstiziose della realtà assoluta e mira, attraverso questa negazione, a ricostruire sopra più solide basi una visione morale e religiosa del mondo.

Ciò che Kant ha distrutto ed irremissibilmente distrutto senza ritorno è il dogmatismo metafisico in tutte le sue forme: il dogmatismo teologico come dogmatismo materialistico. Però anche questo va inteso con una riserva: altrimenti non potremmo comprendere perchè verso la metà del secolo scorso, cento anni dopo Kant, abbiamo avuto un rifiorimento del materialismo nelle sue forme più grossolane: e perchè intorno a noi possa rifiorire la forma più servile ed antifilosofica del dogmatismo teologico, la filosofia tomistica. Ma nel mondo intellettuale avviene come nel mondo organico: dove accanto alle specie più alte e più perfette organizzate continuano a vivere i rappresentanti delle forme zoologiche più rudi e primitive. Se il dogmatismo teologico e il materialismo possono oggi ancora sussistere, nonostante Kant, ciò è perchè costituiscono tendenze e mentalità personali, chiuse al pensiero vivente, sorrette da sentimenti e tradizioni che non hanno col mondo dell’intelligenza nulla di comune.

Certamente i problemi metafisici e teologici sono ancora oggi i problemi fondamentali del pensiero filosofico: ma dopo la critica kantiana essi non possono più presentarsi a noi nella