Pagina:Martinetti - Saggi e discorsi, 1926.djvu/130


— 130 —

ste: la sua soluzione critica le supera e le riconcilia in un punto di vista superiore. Quale è questo punto di vista?

Kant parte nella sua ricerca da un fatto che egli considera come indiscutibile: questo fatto è la verità della scienza. Si può dubitare della filosofia, ma chi dubiterà della matematica o della fisica? Tuttavia è certo — in questo gli scettici hanno ragione — che i principii più essenziali della scienza non provengono dall’esperienza: nessuno crederà per es. che le leggi matematiche siano ricavate da esperienze. E nelle stesse scienze sperimentali vi sono elementi, che gli analizzatori più positivi dell’esperienza hanno riconosciuto non derivare dall’esperienza. Come è possibile allora che la scienza abbia un valore obbiettivo? Quest’affermazione non può essere mantenuta, secondo Kant, se non col riformare il nostro concetto del conoscere: ed è appuntò a questo nuovo concetto del conoscere che si riattacca la riforma kantiana della filosofia.

Tutti conosciamo o crediamo di conoscere qualche cosa: ma pochi hanno meditato su ciò che vuol dire conoscere e saprebbero dire che cosa esso implica. Il concetto che il pensiero comune ha del conoscere è questo: che esso è un rispecchiare, un raccogliere passivamente in noi una realtà presente fuori di noi, che apparirebbe così anche ad esseri diversi da noi, perchè è così in sè stessa, indipendentemente dagli esseri che la conoscono. Il centro di gravità è, secondo questo modo di vedere, nelle cose: la nostra conoscenza si modella su di esse e ne deriva. Ora che il conoscere non sia un fatto così semplice e che lo spirito conoscente concorra per qualche cosa nella costituzione della sua esperienza ce lo hanno detto anche gli scettici antichi: e questo è un primo avvertimento che i concetti di conoscenza, esperienza, realtà e simili non debbono venir accolti così senz’altro dal pensiero comune. Ma il concetto kantiano va ben oltre. Secondo Kant l’analisi della nostra conoscenza ci rivela questo singolare fatto: che quella rigorosa obbiettività, quella validità assoluta che caratterizzano ai nostri occhi l’esperienza e la scienza, non sono prodotte in noi dai sensi, ma ci vengono appunto da quei principii generali, i quali sono come la trama dell’esperienza e della scienza ed hanno l’origine loro nelle leggi costituitive del nostro spirito. A questo proposito Kant rileva che ciò che ha rinnovato nell’età moderna le scienze