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354 parte ottava

e con le penne il ciglio
gli angeli si velâro innanzi a Dio.
Lo stesso autor di sí nefande cose
trasse l’uomo a compirle, e poi s’ascose.
     Girò torva le luci al gran misfatto,
e tanto ardire a castigar s’accinse
la punitrice de’ mortali errori.
Ne la destra divina orrida in atto
mille folgori e mille accolse e strinse;
e scaturí sovra i vietati amori
torrenti di furori,
di fumo e zolfo turbini e procelle
sparse, e versò ne l’essecrabil loco
pruine alte di foco;
grandinò lampi e saettò fiammelle.
Cosí ne l’inumano uman legnaggio
vendicò l’altrui fallo e ’l proprio oltraggio.
     Ahi, che val non intero e non perfetto
di misture viril trastullo obliquo,
che grida foco e chier’ vendetta e sangue?
trastullo in cui del non commun diletto
sotto il crudel violatore iniquo
geme e si dole il violato esangue;
beltá, che tosto langue;
fior, cui manca in un punto il vago e ’l verde;
amor, dove altrui arando, empio bifolco,
vil campo e steril solco,
in non ferace arena il seme perde,
e, distruggendo in quanto a sé natura,
dove amor non si trova, amor procura.
     E v’ha pur tal che a le proterve voglie
ed a l’avide altrui frenate brame
volontario se stesso espone e piega;
e ’n guisa, oimè, di meretrice e moglie,
d’opra fetida e rea ministro infame,
infemenito a l’amator si lega;