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epitalami e panegirici 345

192

     non di Geenna sol con rupe orrenda
quinci vi copra l’ispida montagna,
né sol quinci vi cinga e vi difenda
col gran lago Leman l’onda che stagna,
ma inespugnabilmente al grand’Atlante
il Nil s’accoppii e l’Oceán sonante;

193

     aggiungi, iniqua gente, ai gioghi caspi
l’alto Appennino e ’l Gargano elevato,
sovraponi ai Cerauni, agli Arimaspi,
l’Emo, l’Olimpo, e ’l Rodope gelato:
al Vizio fabricar non potrai muro,
che da l’ira del ciel resti securo.

194

     Non n’andran, non n’andran tante tue colpe
lungo tempo impunite e tante frodi,
perfida, astuta ed ostinata volpe,
che la vigna di Pietro insidi e rodi:
non ti fia molto, no, ricovro fido
il malvagio covil, l’infame nido.

195

     Stagion verrá che la profana scola
caggia de l’eresia distrutta e guasta;
e tu pur da la destra inclita e sola
del tuo re primo e da l’intrepid’asta,
tarda ma grave, o scelerata setta,
a sí lungo fallir la pena aspetta!

196

     Dove, sacro furor, dove mi tiri?
che m’additi da lunge e che mi detti?
quai cose oscure a disvelar m’inspiri?
e quai d’alto valor futuri effetti?
Sí, sí: se ’l ver mi scopre Apollo in Pindo,
fien di Carlo trofei l’Arabo e l’Indo.