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16 introduzione

privilegio che solo
fu concesso a la bocca,
il privilegio almeno
del parlar degli amanti
piú ch’a la bocca si concede agli occhi.
Fanno ufficio di labra
le palpebre loquaci, e sguardi e cenni
son parolette e voci
e son tacite lingue,
la cui facondia muta io ben intendo.
Parlan, gl’intendo, e favellando al core
gridano: — Baci baci, amore amore. —
Ma che miro? che veggio?
mentre ch’a voi m’appresso,
mentre fiso vi miro e mentre in voi,
specchi lucidi e tersi,
l’anima mia vagheggio,
che belle imaginette in voi vegg’io?
Imaginette belle, che splendete
in quelle amiche luci,
deh ditemi: di cui
simulacri voi siete?
Ditemi: siete forse
pargoletti Amorini,
che lá dentro volate,
e volando scherzate
per accender le faci in sí bei lumi?
Ah! fuggite, fuggite,
semplicetti fanciulli,
perigliosi trastulli,
se non volete infra lo scherzo e ’l gioco
arder le piume a quel celeste foco.
No, no: siete, or m’accorgo,
i miei propri sembianti.
Or, se sí chiari a me vi rappresenta
il cristallo de l’occhio,