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la bruna pastorella 9

Loda e celebra insomma
la tua guancia brunetta
sovra quante ne son purpuree e bianche,
dicendo che non è rosa né giglio,
ch’appo le tue bellissime viole
non perda e non confonda
il candido e ’l vermiglio.
E certo uopo non era
con poetici encomi ingrandir cosa
maggior d’ogni concetto e d’ogni stile;
ché se l’occhio, che ’l mira,
confessarlo ricusa,
pur troppo chiaramente
il cor, che n’arde, il sente.
Testimonio n’è il foco
che per te mi distrugge,
o di bella fuligine amorosa
volto offuscato e, piú che ’l ciel, sereno.
Fede ne renda il cor ch’ognora essala
da la fucina sua vive scintille,
talché s’io non sapessi
che ’n te quel color bruno
è proprio e naturale,
io crederei che ’l fumo
de’ miei spessi sospiri
t’avesse fatto tale.
O beltá senza eguale,
come senza ornamento e senza pompa,
cosí ancor senza fine e senza essempio;
zingaretta leggiadra,
chi fabricò, chi tinse
quella larva gentil, sotto il cui velo,
quasi egizia vagante,
de le Grazie la dea quaggiú discesa,
anzi la Grazia istessa
mascherata sen va tra l’altre ninfe?