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oscuro); ma, per la stessa cagione ond’il loro divolgamento si reca ad onta, panni che per necessaria conchiusione rimanga convinto a confessare che sia gravissimo errore il soprasedere oggimai a publicare non pur questi medesimi Dialoghi, che deono vendicarla dalla vergogna che stima aver ricevuta, ma tutte l’altre opere sue eziandio ch’in somigliante disavventura agevolmente possono incorrere. E chi può assicurarne di quel che dee alla giornata avvenire? chi liberarne dagli accidenti del caso, dalla tracotanza degli sciocchi, dalla malvagitá degl’invidiosi?

Io, quanto è a me, per questo solo rispetto, ancorché altre volte mi sia doluto d’esser troppo facile stato a concedere le mie cose agli stampatori, molto piú ora, che soprapreso non tanto dall’etá quanto dalla infermitá mi veggo, duoimi d’esser stato tardo a mandar fuori l’altre mie cose, alle quali se Nostro Signor Iddio non mi concederá tempo di poter publicare in vita, amerò meglio darle alle fiamme eli ’alle stampe dopo la morte. Ma ’l mio senso o ’l mio esempio, come d’inferiore, non dovrá muovere V. S. illustrissima, che m’è non men di prudenzia e di dottrina che di valore e di grado superiore; onde com’ io mi sono soventi volte sotto l’ombra della sua casa e della sua protezione nelle mie maggiori disavventure ricoverato, cosi altretante mi son parimente del suo sapere e del suo parere ne’ miei studi dalla mia giovenil etá infin a quest’ultimi anni valuto; e da cui, s’alcuna cosa è ch’io sappia o ch’abbia con lode scritta, il tutto confesso d’aver appreso: si che sarei da riputare arrogante se presumessi a lei dar consiglio, ed Ella men che prudente allo ’ncontro se si lasciasse dal mio commovere; ma dee bensi removerla dall’antica sua opinione questa medesima esperienza ch’Ella stessa n’ha nelle sue cose fatta e lasciarsi dalla sempiterna providenza, dove lo scorge, liberamente guidare.

Consideri se a V. S. illustrissima, che non pure per l’universale e profonda contezza di tutte le scienze e per l’eloquenza nel favellare e nello scrivere è maestro de’ piú dotti, ma che col proteggere e promovere gli studiosi è tenuto, e a ragione padre delle muse e favoreggiatore di tutti gli ’ntendenti, c’h; rinovato o piú tosto fondato in questa etá l’antiche academie