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Io ho letta la parte inviatami con mio grandissimo gusto e, per dirne il mio senso, se le corrisponderá il resto, e si può dal sereno dell’alba far certo argomento della tranquillitá del meriggio, la stimo composizione assai bella, poiché nel suo stile fioriscono le grazie, le rime non sono mendicate ma naturali e si replicano di rado, il concetto è nobile, la dicitura peregrina, i pensieri nuovi, e si vede eh ’Ella non imita quei pittori frustapennelli che attendono a copiar le tavole antiche, ma le piace filosofar con nuove e capricciose fantasie per non esser nel numero della plebe de’ poeti. Veggo ancora che i luoghi imitati son reconditi, e v’ha gran parte Nonno e Claudiano, amendui lumi inestinguibili della poesia greca e latina. Ma sopra tutto lodo l’imitazione delle sue poesie, perché, se, com’ Ella sa, la poesia tanto è piú nobile quanto piú imita, questi suoi versi acquisteranno altrettanto maggiore applauso quanto è piú riguardevole in loro l’imitazione. Plutarco istesso nel libro De audiendis poétis dice che alcuno rappresenterá cose spiacevoli agli occhi e apporterá gusto, mentre imiterá bene, adducendo gli esempi di Timomaco che descrisse Medea omicida de’ propri figli, di Teone che rappresentò Oreste uccidente sua madre, di Parrasio che dipinse Ulisse pazzo e di Cerefane che portò agli occhi degli uomini alcuni atti lascivissimi; delle quali descrizioni, benché fiere ed impudiche, trae pur diletto il lettore per l’imitazione leggiadra di che i casi sudetti sono arricchiti. Però sará V. S. degna di maggior loda perché rappresenta al vivo casi dilettevoli e successi di gloria.

Se mi verrá fatto qualche verso, non mancherò di dar alcun segno della stima ch’io fo del pellegrino ingegno di lei e de’ meriti immortali del serenissimo signor duca, la cui Altezza nel mio Adone avrá pur ricevute per testimonio della mia devozione alcune poche rime che vi si leggono per la serenissima sua casa, sempre fautrice e protettrice degli ingegni elevati. Di questo mio poema non saprei dirle cosa di nuovo, parendomi che il trovarsi in mano dell’ illustrissimo signor Cardinal Pio per la revisione e correzione d’alcune lascivie fiutate da certi nasi aquilini e lunghi, basti a certificarmi che debba correggersi con animo