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il doppio carico da V. S. sostenuto; onde per interesse suo proprio deve tanto piú lodarla e commendarla.

Il nostro signor cavalier Barbazza da molti giorni in qua non mi scrive, né so s’egli il faccia per darmi martello o per tenerlo tutto occupato col martello che gli dá la sua dama.

Io godo poca salute e forsi che me ne tornerò a primavera a Parigi, e nel passaggio goderò per qualche giorno V. S. o in Urbino o in Pesaro, dove allora si troverá.

Iddio la guardi.

Di Napoli [1624 o 1625].

CCXLIX

Al medesimo


Lettera elogiativa premessa a La ghirlanda, elogio del Bruni per l’Altezza serenissima di Francescomaria secondo Feltrio della Rovere, duca sesto d’ Urbino (Roma, Zannetti, 1625).

Tre giorni sono mi capitò la lettera di V. S. del primo di marzo con alcuni fogli d e\Y Elogio che compone per cotesta Altezza, le cui virtú singolari, si come furono da me sempre ammirate da lontano nel grido della fama sparsane per tutta Europa, cosi ebbi anch’io una volta fortuna di riverirle da vicino con l’occasione del passaggio del signor Cardinal Aldobrandini di felice memoria per lo Stato d’Urbino, e conseguentemente per l’onor ch’io ricevei allora d’essere introdotto a riverir S. A. Però son sicuro che non potrá la sua leggiadrissima penna lodar tanto cotesto letterato principe, che la loda non riesca stretta e scarsa ai meriti di signore che nel trono ha cosi bene filosofato e tra’ libri ha con tanta prudenza governato sempre i suoi popoli.

So che gli encomi usciti dalle penne de’ poeti benché valorosi sogliono apportar sospetto d’adulazione, perché non si può negare che non diano per lo piú nell’eccesso o con iperboli o con simili maniere d’ingrandir le cose; ma le poesie di V. S. son pitture vive che ritraggono l’esemplare lodato al naturale.